Gli spazi “social” crescono, le case diventano più piccole

Gli spazi “privati” sono sempre più piccoli, fatti a misura di chi li vive, tecnologici e moderni. Gli ambienti a uso comune invece sono ormai curati in ogni dettaglio, anche perché, la bolletta delle spese è condivisa e la manutenzione gestita esternamente.

Un trend in forte crescita e che caratterizzerà le nuove abitazioni. In Italia uno dei primi casi famosi è stato quello di Pomaseiuno, a Milano, ma anche a Roma, dove Domus Aventino, residenza di pregio nata dalla storica sede Bnl, oggi è completamente riqualificata. Un edificio che punta – fra i suoi pregi – proprio alla fruizione delle aree comuni, dalla palestra a una sala meeting ed eventi.

Sicuramente la motivazione principale ad aver dato vita a questo nuovo scenario parte dalla normativa: attualmente la metratura minima per poter considerare un’unità immobiliare come autonoma è di circa 28 metri quadrati, ma in futuro lo standard a cui si guarda a livello europeo è di 25 metri quadrati. Ci si interroga quindi sulla possibilità di trasferire una serie di funzioni negli spazi comuni. Per risparmiare risorse, pur mantenendo inalterate (o addirittura ampliando) le possibilità per chi vive l’edificio.

Per questo, durante l’ultima edizione del Salone del Monbile, grandissimo spazio hanno avuto le idee sui nuovi modi di concepire la casa: minimale, piccola ma super accessoriata. Efficentissima, chiavi in mano, con armadiature spaziose, accesso a terrazzi e balconi (anche comuni), senza dimenticare l’ubicazione rispetto alla rete di mobilità.

In ultimo, di“new urban bodies” – cioè di nuovi spazi del palinsesto quotidiano dell’abitare – si occupa una mostra inaugurata ieri a Roma al Palazzo degli Esami che indaga la crescente abitudine della popolazione a vivere il tempo, lo spazio e la proprietà in modo fluido e strategico. Lontano dagli schemi delle generazioni del passato.

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